L’invaso può contenere fino a 11,1 chilometri cubi d’acqua e alimenta un impianto idroelettrico da 1.052 megawatt. Centinaia di migliaia di persone che abitano nelle regioni circostanti - teatro dei conflitti tra Iraq e ISIS - dipendono dalla diga per l’approvvigionamento di acqua e energia elettrica.
Il progetto soffre però di importanti limiti strutturali in quanto le acque del Tigri hanno aperto delle falle sulle fondamenta carsiche che sono state riempite per anni con tonnellate di cemento liquido.
Per tamponare la pericolosa situazione e mettere in sicurezza l’area, nell’ottobre del 2015 il governo iracheno ha lanciato una gara internazionale con procedura d’urgenza per il consolidamento e il ripristino della funzionalità della diga.
L’italiana Trevi Spa di Cesena, specializzata nell’ingegneria del sottosuolo e fondamenta speciali, ad aprile 2016 si è aggiudicata il contratto di 273 milioni di euro ed il governo italiano ha schierato la task force "Praesidium" di circa 450 militari a protezione della diga e del personale impegnato nei lavori che dovrebbero concludersi a marzo 2018.
Il ruolo di Nautilus
Trevi - che a fine ottobre 2016 aveva già realizzato 15 chilometri di perforazioni e infiltrazioni - ha appaltato a Nautilus Srl la realizzazione dei lavori subacquei per la verifica ed il ripristino delle strutture sommerse che garantiscono il corretto controllo del livello idrico del bacino artificiale.
Per l’esecuzione dell’opera, Nautilus ha creato una Joint Venture con la ditta Drafinsub di Genova anch’essa specializzata in lavorazioni subacquee on-shore ed off-shore.
Per effettuare il complesso intervento le due società hanno trasportato sul lago artificiale di Mosul, con un convoglio di 35 bilici, una piattaforma galleggiante di dimensioni 30,00 x 18,00 mt completa di attrezzature subacquee che garantiscono l’operatività dei sommozzatori nel lago artificiale con immersioni che possono raggiungere una profondità di -100 mt.
La piattaforma ospita un complesso di camere iperbariche che può contenere un team di 6 sub che vive e lavora per 28 giorni in ambiente iperbarico controllato.
L’intervento è stato pianificato con la supervisione dei militari italiani e della direzione lavori USACE (U.S. Army Corps of Engineers) in modo da garantire, in caso di attacco terroristico, l’immediata evacuazione dei sommozzatori dall’area operativa all’interno di una speciale camera di decompressione.
L’obiettivo dei sub italiani è quello di verificare e riparare le paratie di acciaio che permettono l’apertura e la chiusura dei tunnel di scarico del bacino quando l’invaso supera il livello di guardia. Ogni paratia, del peso di 80 Ton, viene completamente sollevata fuori acqua mediante l’impiego di una gru a portale con capacità di sollevamento di 250 ton.
Il nostro team ha eseguito 328 immersioni per complessive 285 ore di cui 462 minuti di immersione in saturazione con indice di infortunio 0.
Lo scorso febbraio il cantiere ha ricevuto la visita del Ministro della difesa Roberta Pinotti che, dopo aver visitato l’area operativa, si è congratulata per il prezioso lavoro svolto dalle aziende italiane.
Il nostro contributo al progetto è descritto in vari articoli apparsi su: “Repubblica”, “Il sole 24 ore”, "La Stampa" (7 febbraio 2017) e Hydro Review.