L’autore, con il fotografo albanese Gent Shkullaku che ha documentato il viaggio, ha seguito i 215 chilometri di metanodotto dal confine con la Grecia fino alle onde dell’Adriatico.
Tra due anni porterà il metano dal mar Caspio verso l’Europa. A completare la linea manca ancora la posa del tubo sotto l’Adriatico. Il tubo si immergerà nell’Adriatico per 105 chilometri, poi la conduttura serpeggerà in provincia di Lecce per gli 8 chilometri necessari ad arrivare all’impianto di ricezione del gas progettato alla masseria del Capitano.
Si legge nell’articolo:
“Il gasdotto dall’Azerbaigian è stato posato fino a qui, e sulla spiaggia al chilometro 215 comincia il tratto di competenza italiana, tratto non ancora posato.
Il cantiere dell’ultimo chilometro - anche se è in Albania - dal punto di vista progettuale e costruttivo dipende dalla sponda italiana, di cui è il terminale, e perciò dipende dalla Tap Italia.
Project manager è Johannes Irgens, norvegese; il committente Tap Italia è rappresentato dall’ingegner Laverghetta. Vi lavorano contrattisti come la Saipem di San Donato Milanese, la Nautilus di Venezia e la lussemburghese Jan De Nul.
Il cantiere sulla spiaggia occupa la piana alluvionale della foce del fiume Seman, lagune e barene gialle di sale, canali velme canneti, sabbia grossa e pesante alternata a limo finissimo che pare il caranto d’argilla della laguna di Venezia.
Non a caso vi lavorano come contrattisti quelli della Nautilus di Venezia, il cui quartier generale è a Fusina tra lagune e barene gialle di sale. Loro sanno come scavare una trincea nella sabbia grossa e pesante, e nel limo finissimo, per posarvi e seppellirvi il tubo di un metanodotto, o come infiggere nel caranto un palancolato che tenga l’acqua salsa lontana dalle velme; ecco Tiziano con il codino biondo ed ecco Stefano che vive alla Malcontenta tra canali velme e canneti, e parlano in dialetto veneziano con tutti come se tutti capissero, parlano in dialetto veneziano anche con gli albanesi. Ma gli albanesi sembrano comprendere benissimo l’idioma lagunare di Stefano e Tiziano della Nautilus di Venezia.”
Fonte: Il Sole 24 Ore